La mia opinione

24 novembre 2009

Avere una propria opinione sulle cose nella nostra cultura è di grande importanza, perché ci consente di essere liberi nelle scelte. Ma come si fa a crearsi un’opinione?
Ci sono due alternative: o si fa un’esperienza diretta delle cose – e ci si fa un’idea di conseguenza – oppure ci si affida all’esperienza diretta di altri e ci si costruisce un’opinione “di seconda mano”.
Attualmente, il mondo è troppo complesso e ricco per consentirci di fare esperienza diretta di tutto: sempre più spesso, quindi, siamo costretti a fidarci delle opinioni degli altri, sperando che gli altri siano sufficientemente onesti, intelligenti e sensibili.
Di solito, per costruirci un’opinione chiediamo a qualcuno di cui abbiamo stima, qualcuno le cui opinioni abbiamo già verificato più di una volta in passato, qualcuno a cui riconosciamo competenza e autorità in un determinato settore. Quel “qualcuno” è più comunemente noto come “opinion leader” e incidentalmente può essere il bersaglio di svariate strategie di marketing.
E quando non conosciamo nessun “esperto”, come ci comportiamo? Elementare Watson: cerchiamo su internet.
Ma chi ci garantisce che l’informazione che troviamo su internet sia una buona informazione, un’informazione corretta?
La risposta è di una semplicità avvilente: nessuno. Non ce lo garantisce nessuno.
Anzi, pare proprio che ultimamente alcune aziende siano piuttosto impegnate a ritoccare e sistemare tutti quegli elementi che concorrono alla creazione di una reputazione, ovvero di una opinione: leggete qui.

Temo che questo ragionamento possa essere esteso alla maggior parte delle nostre attuali fonti di informazione. Che fare, quindi?
Alla peggio, possiamo aderire alle teorie cospirazioniste secondo cui la realtà non è quasi mai quel che sembra, oppure possiamo cercare di acuire la nostra sensibilità e di incrociare sempre più fonti diverse, in modo da diminuire la possibilità di errore. E che Dio ce la mandi buona.


Capitalismo

15 novembre 2009

Ieri sera ho visto Capitalism: a love story, il nuovo documentario di Michael Moore.
Il regista analizza i fatti occorsi negli ultimi 50 anni in America – l’ascesa di una classe politica spregiudicata, il connubio tra potere e ricchezza, l’accumularsi dei capitali nelle mani dell’1% della popolazione – e ne osserva le conseguenze disastrose sulla società e l’economia.
Il sogno americano ha lasciato il posto all’incubo del pignoramento delle case e dei licenziamenti; le grosse aziende stipulano surrentiziamente polizze assicurative sulla vita dei propri dipendenti, guadagnando milioni dai loro decessi; ragazzini colpevoli soltanto di essersi accapigliati tra loro vengono condannati da un giudice colluso, per fare gonfiare i bilanci delle strutture di recupero.
Cosa sta succedendo alla società americana? Perché la ricchezza è accumulata nelle mani di pochi e non distribuita equamente? Perché non viene garantita a tutti la possibilità di avere un lavoro e un giusto salario?
Alla fine del film, in sala è partito un applauso spontaneo.


Libera circolazione delle idee

15 novembre 2009

Credo nella libera circolazione delle idee, nella condivisione dei pensieri e nella diffusione dei concetti. Credo che le mie parole, una volta uscite da me, vivano di vita propria e possano andare a esprimersi dove desiderano.
Perciò se c’è qualcosa di questo blog che vi piace copiatelo pure, e se trovate qualche idea che volete diffondere fatelo, e se vi dimenticate di citare la fonte per me non è un problema, e se per caso con le cose che ho scritto riuscite a diventare milionari, beh, siete dei veri geni.


Lettera a Dio

7 novembre 2009

Caro Dio,
nella diocesi di Milano hanno temporaneamente sospeso il rito della stretta di mano come segno di pace per evitare il contagio da influenza A/H1N1.
Che ne diresti di consentire temporaneamente l’uso del preservativo, almeno fino al termine della pandemia da virus HIV?